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Un paziente affetto da pubalgia solitamente racconta un inizio subdolo del dolore in fossa iliaca; il dolore è intensificato da alcuni movimenti e riduce notevolmente la prestazione sportiva. A volte il paziente riferisce uno schiocco articolare a livello dell’anca.
La sintomatologia può protrarsi per diversi mesi e può essere scatenata da un trauma acuto o da microtraumi ripetuti, responsabili di una contrattura dolente che tende a simulare, per il suo decorso, un problema articolare a carico dell’anca o un male viscerale, che induce il paziente a numerose consulenze internistiche. Il dolore può irradiarsi fino all’inguine.
Negli sportivi spesso ne è responsabile la sindrome dell’ileo-psoas.
L’ ileo-psoas è un muscolo interno dell’anca che agisce flettendo, abducendo ed extraruotando la testa del femore. Origina dalle facce laterali delle prime quattro vertebre lombari e dalla fossa iliaca; si inserisce sul piccolo trocantere del femore. È un muscolo posturale bilaterale che tende a lavorare in accorciamento producendo un’accentuazione della fisiologica lordosi lombare.
La diagnosi è essenzialmente clinica ed è basata su test muscolari contro resistenza e sulla palpazione profonda del muscolo. In alcuni casi può essere necessario richiedere esami radiologici aggiuntivi per escludere un’eventuale lesione muscolare (risonanza magnetica) o un interessamento dell’articolazione coxo-femorale (radiografia).
Il trattamento è esclusivamente conservativo e si basa su uno specifico massaggio miofasciale associato a massoterapia decontratturante degli altri distretti muscolari spesso coinvolti; esercizi posturali e di allungamento; tonificazione selettiva dello psoas e dei muscoli sinergici.
Spesso è importante integrare le terapie in palestra con un ciclo di manipolazioni vertebrali in grado di risolvere eventuali blocchi articolari a livello del bacino.
Letteralmente il termine pubalgia ha un significato vago e impreciso (dolore al pube), per cui in medicina si preferisce parlare di sindrome retto-adduttoria. Esistono in letteratura scientifica almeno 72 cause di dolore pubico, ma la stragrande maggioranza di queste si possono identificare come sindromi da squilibrio funzionale dei muscoli che sottendono al bacino.
Il paziente pubalgico è spesso demoralizzato a causa dell’inattività, del dolore e del lungo peregrinare per la mancanza di un intervento risolutivo; la soluzione non è quasi mai chirurgica. È importante, quindi, in questa patologia più che in altre una visita medica accurata e una diagnosi ben precisa che vada a indagare la vera causa dello squilibrio funzionale.
Il trattamento riabilitativo per questo tipo di pubalgie ha come obiettivo la normalizzazione delle strutture articolari e miotensive per il ripristino dell’equilibrio funzionale globale del bacino.
La prima fase del trattamento riabilitativo è incentrata sull’eliminazione dei compensi e sul trattamento di eventuali contratture, trigger point e retrazioni muscolari attraverso la massoterapia decontratturante, a seconda del quadro clinico, dei muscoli flessori di ginocchio, medio e grande gluteo, paravertebrali lombari, quadrato dei lombi, adduttori, quadricipite, miofasciale dell’ileopsoas, riflessogeno del piriforme e attraverso posture e stretching prolungato dei muscoli sopracitati. È opportuno in questa fase iniziare l’attività aerobica il più precocemente possibile (cyclette, ellittica, tapis roulant) perché il dolore pubalgico si inasprisce con l’inattività.
Una volta rimessa in moto la macchina del nostro corpo, risolte le retrazioni muscolari causate dai compensi e recuperata la mobilità, è possibile iniziare la fase centrale del protocollo riabilitativo, quello del ribilanciamento muscolare attraverso esercizi di rinforzo prevalentemente eccentrico degli addominali (retto e obliqui), degli adduttori (anche manuale), dei flessori, dei glutei, dell’ileopsoas, del quadricipite e, molto importanti, i muscoli del core con progressione da esercizi a corpo libero fino all’utilizzo di superfici instabili e palloni bobath. L’obiettivo è cinturare il bacino per stabilizzarlo e rinforzare allungandoli i muscoli e i tendini che sottendono ai movimenti dello stesso.
Dopo aver ribilanciato la muscolatura e iniziata la corsa sul tapis roulant, si può passare alla terza e ultima fase del protocollo riabilitativo: quella del recupero del gesto sportivo in campo. È la fase più delicata del trattamento perché si può assistere a un costante miglioramento della forza muscolare, ma durante l’esecuzione del gesto sportivo si possono accusare fastidi nei muscoli interessati. Concettualmente l’atleta deve arrivare a effettuare più attività fisica sul campo con lo stesso fastidio e poi, grazie anche al giusto mix di scarico (attraverso il massaggio) e ricondizionamento (con l’esercizio fisico mirato), il dolore può diminuire progressivamente.
È fondamentale quindi ascoltare le sensazioni del paziente e in base a quelle modulare il lavoro in palestra e quello sul campo. Solo attraverso un lavoro di squadra tra paziente, preparatore e terapista si può arrivare a progredire con i carichi, recuperare il movimento e il gesto atletico specifico e quindi guarire da questa patologia.
Alla dimissione è fondamentale eseguire il programma domiciliare di esercizi specifici per la gestione del rientro in squadra e la prevenzione dal re-infortunio.
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