Il primo obiettivo della riabilitazione in seguito alla lussazione del gomito è il controllo del dolore e il recupero dell’articolarità attraverso graduali mobilizzazioni del gomito sia sul piano della flesso/estensione che della prono-supinazione, senza dimenticare il recupero articolare delle articolazioni a monte e a valle della stessa onde evitare un deficit residuo di movimento e massoterapia per la muscolatura dell’arto superiore.
Ottenuta l’articolarità completa, è possibile passare alla seconda fase del protocollo terapeutico incentrata sul graduale rinforzo della muscolatura dapprima con resistenza manuale per inserire poi rinforzo con elastici e con zavorre del bicipite e tricipite, prono-supinatori. È importante recuperare la forza dei muscoli dell’avambraccio e della spalla, in particolar modo dei muscoli della cuffia dei rotatori e muscoli epitrocleari ed epicondiloidei.
La riabilitazione termina con l’ultima fase sul campo per una ripresa graduale del gesto tecnico con esercitazioni progressive di lancio e presa oggetti in vari gradi, movimenti e distanze e altre preventive per migliorare gli schemi motori della caduta e dell’ammortizzazione.
Dopo la spalla il gomito è l’articolazione che si lussa più spesso, e nei bambini con meno di 10 anni è la più frequente in assoluto. Nella grande maggioranza le lussazioni del gomito sono posteriori e il 30-40 % si accompagnano a fratture.
Il meccanismo più comune che produce lussazione posteriore del radio e dell’ulna rispetto all’omero è la caduta all’indietro sul braccio con il gomito flesso.
Il dolore è molto intenso in occasione del trauma ed è impossibile il movimento. Nel sospetto fondato di lussazione del gomito con frattura è opportuno effettuare un esame radiologico. Generalmente si interviene con la riduzione il più precocemente possibile e dopo la manovra di riduzione il gomito viene flesso a 90° e immobilizzato per circa 2 settimane.