(FRANCESCO RIGATELLI)
Gradi di separazione delle cure per campioni come Gianluigi Buffon e i pazienti non sportivi, anche anziani, diminuiscono grazie a tecniche di riabilitazione sempre più efficaci. Fabrizio Tencone, 54 anni, direttore del centro Isokinetic di Torino ed ex-medico sociale della Juventus – “l’ultimo in panchina ad aver vinto la Champions”, scherza – è tornato dal Congresso di medicina del calcio di Barcellona, dove è stata presentata una ricerca Uefa su 14 mila infortuni in Champions ed Europa League e sono stati approfonditi i casi di recupero di grandi giocatori.
Tornare a fare la spesa
“Il mondo della riabilitazione sportiva – spiega Tencone – spinge a curare ogni paziente, anche gli anziani, con un approccio più ambizioso: non risolvere solo il dolore, ma tentare di migliorare anche la funzione. Molte volte si dà la signora che non riesce più a uscire di casa per spacciata e, invece, spesso la si può potenziare per permetterle di tornare a fare la spesa”.
Il consiglio di Tencone è rivolgersi ad un medico sportivo (o ortopedico o fisiatra esperto in traumatologia), che si prenda la responsabilità di un percorso riabilitativo e dia le indicazioni, a seconda dei casi, al fisioterapista, al preparatore o al laureato in scienze motorie. Per la riuscita di una terapia contano la determinazione personale e la capacità del tecnico. Un’evidenza che emerge dalla ricerca Uefa.
Questa ha dimostrato che il numero degli infortuni nel calcio non diminuisce.
“Anche la prevenzione non aiuta a sufficienza – rivela Tencone – e i danni muscolari crescono del 4% ogni stagione. Per capire il motivo sono stati studiati una serie di fattori ed è venuto fuori che conta molto lo stile dell’allenatore. Una leadership di valore aiuta a farsi meno male. E si previene un infortunio allenandosi sempre ad intensità medio-alta, evitando picchi di lavoro che aumentano il rischio”.
Al convegno di Barcellona sono stati presentati alcuni casi studio che dimostrano come la riabilitazione sia sempre più importante e a volte un sostituto della chirurgia. È il caso di campioni come Toni Kroos, ex Bayern Monaco ora Real Madrid, che per uno strappo muscolare a livello del pube rischiava l’operazione e invece, dopo quattro mesi di allenamento mirato, è tornato in campo. Riabilitazione intensiva anche per la frattura parziale alla tibia di Joseph Ledley del Derby County e della nazionale del Galles.
Scelta conservativa di successo pure per Luka Modric del Real Madrid, infortunatosi al quadricipite femorale. È stato poi ricordato Roberto Baggio, che, pur operato al crociato anteriore, ha giocato 20 minuti dopo 77 giorni dall’operazione, facendo gol con il Brescia controla Fiorentina.
“Un caso estremo da non prendere a esempio – commenta Tencone – anche se la riabilitazione ha funzionato”.
Esercizio Attivo
Sei mesi di perseveranza del campione e il supporto del preparatore Claudio Filippi sono serviti, invece, a Gianluigi Buffon per tornare il numero 1 della Juventus. “Ha sofferto di un problema alla schiena – ricorda Tencone-.
Poi è stato costretto a operarsi e, dopo tre mesi e mezzo di riabilitazione in Isokinetic, tra piscina, palestra e campo, e quasi altrettanti di preparazione, è rientrato, realizzando più di 30 presenze a stagione per i successivi sei anni”.
Al che viene spontanea la domanda: a parità di allenamento tutti possono arrivare agli stessi risultati? “nessuno è uguale agli altri – risponde Tencone – cambiano fisico e tecnica. Gli sportivi si dividono tra più velocisti o resistenti per come sono fatte le fibre muscolari. L’allenamento può migliorare, ma non cambiare la natura umana”. Ma intanto si è sviluppato un nuovo approccio riabilitativo.” Una volta dicevi fisioterapia e pensavi ad un lettino per i massaggi, ora si tratta soprattutto di un esercizio attivo, che per questo risulta più efficace – conclude Tencone –.
L’ultima tendenza è il training neuromotorio. Quanto più è attiva tanto più la riabilitazione funziona”.