Il rugby è uno sport di contatto ad alto impatto, con la più alta incidenza di infortuni traumatici.
Gli infortuni a carico della spalla sono, pertanto, frequenti tra gli atleti che praticano rugby.
Inoltre, tra tutti gli infortuni alle articolazioni nel rugby, sono tra quelli che costringono a sospendere la pratica sportiva per più tempo.

L’INSTABILITÀ DI SPALLA
Tra gli infortuni a carico della spalla, nel rugby, il più comune è l’instabilità di spalla.
L’articolazione gleno-omerale, in particolare, è quella più colpita con diversi gradi e tipi di instabilità. Tale instabilità infatti porterà l’atleta ad avere una lussazione, una sublussazione o ancora uno stato di instabilità sub-clinica con dolore e scrosci articolari, ma senza episodi di lussazione o sublussazione. La direzione dell’instabilità inoltre, potrà essere anteriore, posteriore o inferiore.
Il trattamento dell’instabilità di spalla, deve tener conto di diversi fattori nel rugbista professionista.
Spesso, soprattutto quando l’atleta presenta episodi di lussazioni o sub-lussazioni recidivanti, o comunque quando ne condiziona la performance, si rende necessario l’intervento chirurgico.
Uno studio scientifico, condotto su 130 rugbisti professionisti operati per una instabilità anteriore di spalla, ha investigato la differenza in termini di outcomes tra i soggetti operati con due diverse tecniche chirurgiche: la stabilizzazione artroscopica di Bankart e la tecnica artroscopica di Latarjet.
In entrambi i gruppi la chirurgia ha prodotto risultati eccellenti. Il 92% degli atleti è tornato a giocare a rugby e l’88% è tornato a praticare lo sport allo stesso livello pre-infortunio. Tuttavia, gli atleti operati con la tecnica di Bankart hanno avuto un tasso di re-infortunio maggiore rispetto a quelli operati con la tecnica di Latarjet (20% Bankart vs 4% Latarjet). In relazione a questo, i primi, hanno subito un maggior numero di nuovi interventi chirurgici di stabilizzazione
IL RITORNO ALLO SPORT
La riabilitazione successiva al trattamento chirurgico dell’instabilità di spalla deve essere basata sul raggiungimento di obiettivi funzionali, oltre a dover essere personalizzata per ogni atleta (a seconda del suo livello, ruolo, età, ecc…).
Generalmente nella prima fase si lavora sul recupero della mobilità articolare attiva e passiva in sicurezza, entro i limiti consentiti dall’intervento. In questa fase si inizia anche a lavorare sull’attivazione muscolare dei muscoli del tronco, su esercizi mirati al controllo ottimale della scapola e con lavori isometrici in catena cinetica chiusa. Si potrà iniziare anche a lavorare in maniera precoce sul ricondizionamento aerobico su bici o attraverso la corsa in sospensione in piscina.
Nella seconda fase (generalmente a partire da 3 settimane dopo l’intervento) si ricercherà una mobilità articolare attiva completa. Per il recupero della forza muscolare, potranno essere inseriti esercizi in catena cinetica aperta nei gradi di articolarità liberi dal dolore. Potranno anche essere avviate blande esercitazioni sport specifiche con la palla.
Nella terza fase (generalmente a partire da 6 settimane dopo l’intervento) si incrementano i carichi di lavoro per la forza muscolare dell’arto superiore, partendo ad esempio dal 50% dei carichi pre-infortunio (es. panca piana, shouder press). Si inizia, inoltre, a lavorare sul recupero della propriocettività e delle skills sport-specifiche (passaggi, ricezioni, perturbation training, ecc…).
Infine la quarta fase (generalmente a partire da 8-10 settimane dopo l’intervento) punta al raggiungimento del 75% dei carichi di lavoro pre-infortunio, per iniziare a lavorare anche sulla pliometria. Le esercitazioni sport-specifiche inoltre, diventano sempre più complesse e prevedono anche la simulazione di contrasti.

Il ritorno allo sport avviene quando l’atleta recupera pienamente i carichi di lavoro pre-infortunio, quando il deficit di forza tra i due arti superiori è inferiore al 10% (misurato con il test isocinetico, ad esempio). Il pieno recupero della propriocettività ed un graduale recupero delle skills sport-specifiche sono, inoltre, fattori fondamentali per il ritorno allo sport.