In ambito professionistico la rottura del tendine d’Achille ha un forte impatto sulla carriera, da essere responsabile in taluni casi anche di definitivo abbandono. Questo emerge da uno studio pubblicato nel 2016 da Parekhet, in cui si analizzavano 31 rotture del tendine, trattate chirurgicamente tra gli atleti della National Football League (Nfl), valutando come a fronte di una riabilitazione lunga e impegnativa (7-11 mesi) ben il 32,3% degli atleti avrebbe abbandonato.
Il tendine d’Achille è il tendine più forte, più grande, e quello che più spesso si rompe. È il risultato della combinazione dei due muscoli nella posteriore della gamba che si uniscono per diventare il tendine d’Achille, che poi si collega al calcagno. Un tendine d’Achille debole è vulnerabile al danno. Quando la parte superiore del piede viene spinta indietro da un movimento improvviso, il tendine si può allungare fino alla rottura. Il problema è che di solito non si ha presentimento che il tendine sia debole. I segnali di pericolo sono molto pochi. In uno studio, l’85 per cento delle rotture del tendine sono causate da tendinosi (o tendinite) cioè zone morte di tessuto all’interno del tendine che non causano dolore. Nè tantomeno esistono indagini che possano prevedere la rottura. Quando il paziente ne avverte la necessità, in genere è troppo tardi. Fare prevenzione, dunque, è molto difficile anche se i dolori all’inserzione del tendine sul calcagno andrebbero valutati e non trascurati.
La buona notizia: non sempre è necessario un intervento chirurgico per riparare il tendine di Achille, e quasi ogni atleta o ginnasta può tornare alle normali attività sportive quando è guarito. Il recupero però può richiedere diversi mesi, a seconda della entità del danno. Chi rischia di più la rottura del tendine d’Achille? La persona che ha più probabilità di andare incontro ad una rottura del tendine d’Achille è un uomo di età superiore ai 30 anni che in genere è uno sportivo del fine settimana e gioca a calcio, basket o tennis. Altri sport a rischio sono lo squash, ginnastica, corsa, atletica leggera, e il ballo. Tra il 6 e il 18 per cento dei corridori soffrono di tendinosi dell’Achille (cioè degenerazione cronica del tendine che conduce al suo indebolimento), che potrebbe essere un precursore di una rottura del tendine d’Achille.
Cosa fare appena si rompe il tendine d’Achille?
• Contattare il proprio Medico Curante o recarsi al Pronto Soccorso per farsi visitare il più presto possibile.
• Applicare ghiaccio sulla zona colpita, 15-20 minuti alla volta, 3-4 volte al giorno.
• Riposo (immobilizzazione).
• Compressione (usando una fasciatura elastica per controllare gonfiore), ma non troppo stretta da impedire il rifornimento di sangue al piede.
• Tenere il piede in alto (2-3 ore durante il giorno e di notte, se possibile).
Quando si rompe il tendine di Achille?
In un recente studio si è osservato che nel 45,4% dei casi l’evento avverso è avvenuto durante una competizione ufficiale, e non in fase di pre-training o riscaldamento, a testimonianza del fatto che la specifica preparazione atletica durante tutta la stagione agonistica non sia sufficiente per preparare il tendine al forte stress biomeccanico a cui è sottoposto durante una competizione di alto livello, al fine di prevenirne la rottura.
Come evitare la rottura del tendine d’Achille?
Se si pensa di essere a rischio di una rottura del tuo tendine d’Achille, ecco alcune cose che si possono fare per ridurre il rischio.
• Indossare plantari per ridistribuire le forze poste sul tendine di Achille.
• Indossare scarpe sportive adeguate che abbiano un sistema di ammortizzazione nei tacchi.
• Ridurre l’intensità, la durata o la frequenza dello sport che mette il tendine di Achille a rischio.
• Evitare le attività che mettono troppo carico sulla parte inferiore della gamba e del tendine d’Achille (saltare o correre in salita).
Se il dolore persiste non trascurarlo mai! Eseguire una visita specialistica per individuare i fattori di rischio ed impostare uno specifico programma riabilitativo preventivo.