L’ernia del disco cervicale è una causa frequente di dolore in gran parte della popolazione.
Il disco intervertebrale è composto da un nucleo polposo gelatinoso e una guaina fibrosa esterna chiamata anulus. Bisogna immaginarlo come un cuscinetto ammortizzatore interposto tra due vertebre contigue.
Eventi traumatici o posizioni viziate protratte, per esempio, davanti al pc, durante l’utilizzo di tablet o smartphone, guardando la tv stesi sul letto, provocano una degenerazione dei tessuti e un rimaneggiamento del nucleo polposo e dell’anulus.
Parliamo di bulging o protrusione discale quando il nucleo polposo spinge nella direzione in cui le fibre dell’anulus sono sfiancate, solitamente posteriormente. Quando l’anulus si lacera, il nucleo polposo fuoriesce spingendosi lateralmente, verso il basso e più raramente verso l’alto. Si è in presenza di ernia discale.
La sintomatologia è variabile sulla base o meno della presenza di compressione nervosa o midollare e possono manifestarsi formicolio e dolore diffuso anche agli arti superiori, deficit di sensibilità e perdita dei riflessi degli arti superiori, perdita di tono-trofismo muscolare agli arti superiori, ecc.
Solo dopo aver eseguito un attento esame clinico si potranno richiedere delle indagini radiologiche mirate a indirizzare il trattamento.
Nel sospetto di una discopatia si esegue prima un RX del rachide cervicale che evidenzia le alterazioni ossee e successivamente una RMN o TC del rachide cervicale per escludere il coinvolgimento dei tessuti molli.
Il trattamento può essere quindi conservativo con un protocollo di riabilitazione mirato oppure un trattamento chirurgico di discectomia, laminectomia o stabilizzazione vertebrale.
La discectomia è un intervento chirurgico che serve a eliminare la compressione nervosa provocata da un’ernia del disco esuberante.
È un trattamento di seconda scelta poiché in prima istanza si cerca sempre di intervenire conservativamente. Quando però il dolore diventa insopportabile e la sintomatologia nervosa particolarmente accentuata si procede all’asportazione del frammento di nucleo polposo erniato.
È un intervento che avviene in anestesia generale con tecniche più o meno invasive e in alcuni casi può essere associato al posizionamento di uno spaziatore intervertebrale e alla stabilizzazione vertebrale.
Il miglioramento sintomatologico dopo l’intervento è in genere progressivo e non sempre completo sia sul dolore che sulla sintomatologia neuronale. Non si può escludere la comparsa di una nuova ernia discale, ma la si può prevenire con l’utilizzo di norme comportamentali adeguate.
La ripresa funzionale completa deve essere guidata da un percorso riabilitativo adattato e avviene generalmente in due/sei settimane sulla base delle caratteristiche lavorative o lo stile di vita individuale.
Generalmente il paziente affetto da ernia del disco cervicale lamenta un dolore puntorio a livello del margine mediale della scapola e soprattutto un dolore irradiato al braccio (cervico-brachialgia) che non permette di svolgere le normali attività quotidiane. il paziente che soffre di cervico-brachialgia non riesce a riposare e spesso cerca di dormire seduto, quindi accentua la contrattura muscolare; anche la posizione eretta può dare dolore e in genere il paziente trova una posizione antalgica che cerca di mantenere il più possibile, ma talvolta il beneficio è solo temporaneo.
L’obiettivo principale del programma riabilitativo è il controllo del dolore attraverso terapie fisiche (laser, tens) e soprattutto terapie manuali: massoterapia rilassante dei paravertebrali cervicali, dorsali e trapezi evitando mobilizzazioni e rotazioni durante il massaggio e nelle posizioni in cui vengono eseguite le terapie fisiche.
Successivamente la progressione prevede delle caute trazioni manuali in asse per ridurre la forza di compressione sulla radice nervosa; l’obiettivo è recuperare prudentemente la mobilità articolare anche attraverso l’allungamento muscolare controlaterale ed esercizi posturali di correzione dello schema posturale del rachide cervico-dorsale e delle spalle con un feedback visivo.
Recuperata la mobilità e ridotto notevolmente il dolore si passa alla fase successiva del rinforzo muscolare cauto e controllato dei muscoli del capo e del collo attraverso movimenti continui e lenti, movimenti con tenuta isometrica ad ampie escursioni articolari e movimenti isometrici contro resistenza a intensità moderata rispettando la soglia del dolore.
Il protocollo rieducativo termina in campo con una rieducazione propriocettiva globale attraverso esercitazioni per ripristinare la funzionalità vestibolare e la percezione spaziale del capo fino alla ripresa dell’attività sportiva e alle condizioni pre-trauma.