Il ruolo primario della mobilizzazione articolare è ristabilire la normale mobilità e facilitare la corretta biomeccanica delle strutture interessate, attraverso una reazione neurofisiologica e una reazione biomeccanica.
L’effetto neurofisiologico è basato sulla stimolazione dei meccanocettori e sull’inibizione dei nocicettori, ottenendo così una diminuzione dell’intensità del dolore; l’effetto biomeccanico è attuato, invece, grazie alla tensione dei tessuti periarticolari, con lo scopo di prevenire le complicanze dovute al trauma o all’immobilità.
È di fondamentale importanza ricordare i principi da utilizzare durante l’applicazione delle tecniche di mobilizzazione articolare, tra cui la posizione del rieducatore e le corrette prese manuali, rispetto al segmento su cui si sta intervenendo: il tutto deve essere finalizzato all’applicazione della forza e della direzione desiderate, le quali dovrebbero essere dirette ai tessuti periarticolari.
Al fine di ristabilire la normale meccanica e cinematica articolare, il lavoro delle mobilizzazioni articolari deve essere iniziato quanto prima, compatibilmente con le indicazioni; in base allo scopo prefissato, saranno adottate tecniche differenti.
È importante preparare la muscolatura alla mobilizzazione ed intervallare le manovre di recupero del range of movement con movimenti più “dolci” di rilassamento della muscolatura e di trazione articolare; queste manovre sono fondamentali per ottenere risultati più che soddisfacenti, sia dal punto di vista clinico che dal punto di vista psicologico del paziente.
Gli esercizi devono essere eseguiti sui piani funzionali di movimento, insistendo nelle direzioni limitate e lavorando anche sui movimenti composti, secondo il recupero articolare desiderato.
Il terapista può ricorrere a mobilizzazioni attive assistite, passive o passive forzate a seconda delle necessità.